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La cronaca dell’ascesa di Kimberly Guilfoyle ai vertici dell’élite sociale statunitense è come unire la realizzazione del sogno americano alla fiaba di un Grimm. Ma nel caso di quest’ultimo, “grim” potrebbe essere un aggettivo più appropriato. È stato un viaggio segnato da tragedie familiari, licenziamenti sul posto di lavoro, matrimoni falliti, isteria partigiana e persino minacce di morte. Potrebbe attribuire alcuni di quegli ostacoli alle circostanze, ma in altri casi probabilmente li ha provocati da sola.